Svolta storica per l’Argentina: con 38 voti favorevoli lo scorso 30 dicembre il governo ha legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza entro le quattordici settimane, scatenando la gioia delle manifestanti e di tutte coloro che hanno lottato e sperato per un diritto che dovrebbe essere naturale e intoccabile.

Una conquista storica per la popolazione argentina, un cambiamento che deve riempirci di gioia e soddisfazione, verso una legislazione più giusta. Tuttavia si fa fatica a festeggiare per conquiste che sarebbero dovute ormai essere avvenute universalmente dopo le lotte iniziate più di 50 anni fa dai movimenti femministi di tutto il mondo. Come possiamo pensare di ottenere un cambiamento culturale e sociale di portata significativa, quando c’è ancora tantissimo da fare in ambito legislativo?
In Europa l’interruzione volontaria di gravidanza è ancora illegale in 11 paesi, tra cui Polonia e Regno Unito, alcuni degli stati più popolosi e economicamente importanti del continente. In Oceania è illegale in ogni singola regione, in Asia in 27 dei 44 stati, in America (Stati Uniti esclusi) addirittura in 30 dei 37 paesi, con l’Africa che lo vieta in 47 casi su 51. Cifre spaventose che fanno davvero credere di non essere minimamente andate avanti nonostante le proteste, le manifestazioni, l’8 marzo, gli scritti, i collettivi e tutte le grandi attività che hanno impiegato anima e corpo per poter dar forma a una realtà non più conservatrice, patriarcale e maschilista.

Pensate che nel 2021, in una realtà in cui abbiamo smartphone, computer, sistemi elettronici raffinatissimi, laboratori di ricerca super-avanzati, collegamenti internazionali impensabili fino a mezzo secolo fa e ogni sorta di comfort, una donna non può decidere che cosa fare della propria vita, del proprio corpo e della propria salute psico-fisica. Non ci trovate niente di paradossale? A che cosa serve propagandare un continuo e inesorabile progresso dell’umanità se poi, in concreto, nel 69% dei paesi l’aborto è vietato per legge? Per non parlare della presenza di medici obiettori di coscienza, dei ritardi degli interventi, dei paesi in cui l’aborto non è consentito neanche nel caso in cui sia in pericolo la vita della madre o la gravidanza sia dovuta a uno stupro. Un incubo che porta a conseguenze reali, dalle vite distrutte alle vere e proprie morti. Celebriamo l’Argentina perché è un passo avanti in Sud America, terra arretratissima da questo punto di vista, ma ricordiamoci di agire con urgenza.
In Islanda e Irlanda (anche in irlanda del Nord, dallo scorso anno) io sapevo che era legale, mentre nel Regno Unito è illegale, ma con diverse eccezioni (certo, si può fare di meglio, ma non è la Polonia, ecco).
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Vero, hai ragione, errore mio! In Irlanda è senza dubbio legale, correggo subito, grazie mille! Per quanto riguarda il Regno Unito per me è davvero incomprensibile, capisco che si tratti di uno stato storicamente conservatore, ma è inquietante che uno dei governi più influenti del mondo sia antiabortista, mette tanta paura
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