La ragazza che scrisse Frankestein non è solo una biografia: è forse una delle più interessanti e dettagliate biografie che io abbia letto.

Fiona Sampson ci porta nella vita di Mary Shelley, enfant prodige, resa famosissima in tutto il mondo dal suo primo romanzo, Frankestein, ma non si limita a farci vedere come Mary Shelley sia riuscita a concepire un’opera così complessa e cupa in giovanissima età: ci permette di accompagnare Mary dalla nascita fino alla fine della sua vita, ci racconta dell’amore con l’affascinante poeta Percy Shelley, la fuga dalla casa paterna a soli 17 anni, la morte della prima bambina di Mary. Ci fa guardare alle difficoltà che una ragazza nata alla fine del diciottesimo secolo doveva affrontare per emergere come scrittrice. Ci porta a Villa Diodati, con quel pazzo geniale di George Gordon Byron, ci consente di seguire Mary in Italia, a Pisa e poi a Viareggio, dove morì lo stesso Shelley, quando Mary aveva solo 25 anni.
La storia di Mary Shelley è una storia che merita di essere raccontata e letta, è una storia che non vi può annoiare, non solo per la geniale protagonista di cui parla, ma anche perché tale protagonista costituisce il passaggio culturale fra due epoche artistiche: figlia di William Goldwin, scrittore, filosofo ed editore, e di Mary Wollstonecraft, femminista, filosofa e scrittrice molto avanti rispetto al suo tempo, Mary è compagna di uno dei più famosi poeti del Primo Romanticismo inglese, ed è ella stessa uno dei maggiori esponenti degli albori della letteratura inglese romantica. Una ragazza con la passione per la scrittura e per la lettura, una giovane donna capace di sfidare la rigidissima morale inglese per vivere la propria vita con quella libertà a lungo anelata e per certi versi soffocata dall’ambiente casalingo creato dalla matrigna Mary Jane.
Leggete questo libro, sarà un viaggio difficile ma necessario per capire l’animo di una delle grandi penne che continuano ancora oggi a far discutere e ragionare tutti gli appassionati di letteratura del mondo.
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